aabu – “Stammi Vicino” | RECENSIONE

ott 4, 2025 0 comments

 


Con il loro terzo lavoro, “Stammi Vicino” (Overdub Recordings), gli aabu compiono una scelta precisa: trasformare l’album in un concept dedicato al tema della vicinanza. Non una vicinanza generica, ma quella concreta, fatta di carne, emozioni, fragilità e presenza. Ogni brano rappresenta una diversa declinazione di questo bisogno umano fondamentale, e insieme costruiscono un racconto unitario che, dall’inizio alla fine, si legge come un percorso narrativo coerente.

La title track, “Stammi Vicino”, apre il disco come dichiarazione d’intenti. È un grido che rompe il silenzio e pone subito l’accento sul nucleo dell’intero lavoro: la vicinanza come antidoto alla depressione, come gesto salvifico che permette di affrontare il dolore. Musicalmente il brano si presenta con stratificazioni elettroniche che accompagnano la voce in modo quasi rituale, dando il senso di un inno corale.

Con “In una tempesta” il tema si sposta sul terreno delle relazioni tossiche. Qui la vicinanza diventa conflitto: desiderata e respinta allo stesso tempo, fonte di salvezza ma anche di naufragio. Le sonorità spezzate e instabili rendono perfettamente l’immagine del mare agitato che accompagna il testo. È una delle canzoni più cinematografiche del disco, capace di far percepire fisicamente la tempesta emotiva.

Il terzo brano, “Fratello dove sei”, cambia registro e porta luce. Qui la vicinanza è amore fraterno, silenzioso e fondamentale. La band riesce a trasformare un semplice “grazie” in una ballata universale, che parla a chiunque abbia avuto accanto qualcuno capace di esserci senza chiedere nulla. Le sonorità minimaliste e sospese accompagnano un testo intimo e delicato, tra i più emozionanti dell’album.

“La mia casa” è forse il brano più autobiografico del disco. La musica è raccontata come rifugio, come casa interiore in cui sentirsi protetti. Ma non è un rifugio neutro: è anche specchio delle fragilità, presenza ingombrante e totalizzante. Gli aabu mettono a nudo il loro rapporto viscerale con l’arte, con sonorità che oscillano tra luce e ombra.

Con “Disgelo” il racconto si fa più freddo e lucido. È la storia della fine di un amore, il momento in cui il ghiaccio che teneva in piedi una relazione si scioglie, mostrando le crepe profonde. La canzone fotografa perfettamente le dinamiche disfunzionali che precedono un addio: lotte di potere, non detti, compromessi che non bastano più.

“Silenzio” è costruito attorno all’assenza di parole. Qui la vicinanza diventa distanza, perché quando non si riesce a comunicare la solitudine si fa ancora più pesante. Le atmosfere rarefatte e i vuoti sonori creano una tensione costante, trasformando il brano in una sorta di preghiera notturna.

La fase più buia arriva con “Essere niente”, in cui gli aabu raccontano la depressione senza filtri, come mancanza di sensazioni e di senso. È una canzone che parla del vuoto, ma che al tempo stesso indica la cura: stare vicino alle persone che amiamo.

“Cristallo” affronta il paradosso della vicinanza: da un lato il bisogno di protezione, dall’altro il desiderio di contatto umano. Rimanere chiusi in se stessi è una difesa, ma significa anche privarsi della possibilità di essere davvero vicini agli altri. Le sonorità leggere e fragili sottolineano perfettamente questa ambivalenza.

Infine, “Ho paura di me” chiude il disco con una forza disturbante. È un flusso di coscienza che mette a nudo le paure più profonde, la crisi esistenziale e identitaria. È il manifesto lirico e musicale del nuovo corso degli aabu: cupo, coraggioso e catartico.

In questo senso, “Stammi Vicino” non è solo una raccolta di canzoni, ma un concept coerente: un mosaico che affronta la vicinanza in tutte le sue forme, dal dolore alla gratitudine, dall’amore fraterno alla fragilità, fino alla crisi interiore. Un percorso emotivo che, come nei migliori concept album, invita l’ascoltatore a un viaggio che si completa solo arrivando all’ultima nota.

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