Abbiamo
avuto il piacere di intervistare la band Fik y las Flores Molestas in occasione
dell’uscita del nuovo singolo Stranger, un brano che segna un punto di svolta
per quanto riguarda il sound prodotto in studio da Federico Ficarra in arte
Fik, questo grazie alla collaborazione nata col produttore musicista Luca
Jacoboni, in arte Fosco17.
La collaborazione è nata grazie al batterista della band Emanuele Pecciarini, è stato lui a a mettermi in contatto con Fosco17, mi aveva avvertito che sarebbe stata un’opportunità grande da non lasciarsi sfuggire e per fortuna i provini di Primavera sono piaciuti a Luca Jacoboni Fosco17.
Luca ha migliorato la mia musica a livello di struttura, di sound e Groove, arrangiamento anche armonico, in alcune canzoni ha inserito sue idee melodiche anche in qualità di compositore. Per quanto riguarda Stranger mi ha dato una mano anche come paroliere.
Ho ascoltato tanta musica rap ed hip hop, non ho provato ad imitare nessun rapper in particolare e nemmeno ho provato ad imparare gli “stilemi” del rap, sono andato completamente ad orecchio.
Ho avuto un’esperienza di convivenza difficile alcuni anni fa anche se terminata bene per fortuna, in quei giorni si ascoltava in casa solo musica rap o trap; lì ho capito che era una musica perfetta per esprimere disagio =)
Ho chiesto a Luca Jacoboni Fosco17 di rispondere a questa domanda, la sua risposta è stata “Il mago non svela mai i suoi segreti!”.
Ho preso spunto dal videoclip OMO OLOGO Freestyle (ft. Zlatan) realizzato dal mio amico rapper nigeriano Slim Soldier, lo conosco da anni e l’utilizzo del Silos (il tetto del parcheggio che si vede all’inizio di entrambi i video). Volevo che ci fosse una sorta di parata come nel video Skwod di Nadia Rose che mi ha impressionato e stimolato molto per la sua semplicità e potenza, purtroppo la parata non c’è stata ma cercheremo di far più casino con i prossimi singoli.
L’ha stravolta. Ho seguito e continuo a seguire lezioni di danza presso la scuola di danza Urban Tribe di Padova con l’insegnante e coreografa Isabella Pettenuzzo. Mi sorprende il fatto di aver sempre spinto all’unione tra le arti col festival Karneval of Love e di essermi messo a studiare il linguaggio corporeo danzato solo adesso. Mi appassiona moltissimo e mi rende più completo come artista, non solo come musicista.
Aspettatevi un disco pensato con una concezione diversa, un disco che dal vivo suona e suonerà diversamente: poche parti strumentali ma ben miscelate in strutture più moderne, brani brevi (non tutti, uno dura 7 minuti ed è strumentale), efficaci e pensati per un ascoltatore moderno, nel bene e nel male. Tuttavia rimane un album molto sincero, fin troppo ed è un album pensato per fare emozionare e ballare gli ascoltatori. Per farli saltare giù dalla sedia.