Temi come guerra, sanità pubblica, politica, rapporti umani e quotidianità diventano materia viva nel nuovo lavoro discografico de L’Invidia, “Le nazioni, situazioni, sanità”. Un titolo provocatorio che racchiude lo spirito dell’intero album: diretto, crudo, urgente. Il suono affonda le radici nel rock americano, ma il messaggio è profondamente legato all’attualità italiana. Un progetto nato in autonomia, frutto di un lungo lavoro in sala prove e di una scrittura che mette in primo piano emozioni personali e riflessioni collettive.
Il disco ha una forte impronta rock americana. Come avete costruito il sound dell’album?
Il sound viene costruito nella nostra sala prove a contatto con la natura dove spendiamo tanto tempo nella ricerca dei suoni, del pedale giusto, dell’accordatura giusta della batteria, e registriamo il tutto per poi metabolizzarlo a casa negli ascolti quotidiani per poi affinarlo sempre di più. Il tutto poi viene riportato in studio di registrazione dove ci confrontiamo con il fonico che esprima la sua e ci da dei consigli ed affina il tutto con mix e mastering.
In “Le nazioni, situazioni, sanità” si sente un’urgenza espressiva. Come avete trovato l’equilibrio tra aggressività musicale e chiarezza del messaggio?
Non è semplice trovare il giusto equilibrio tra aggressività musicale e chiarezza del messaggio, l’italiano è una lingua molto poetica e quindi a volte sembra di perdersi nella scrittura quando sotto c’è un’aggressività musicale decisa e impattante, quindi si devono trovare le parole giuste e dirette e non c’è un modo ben preciso, esce spontaneo fortunatamente fin’ora.
“Big bang” è un brano molto viscerale. Com’è stato tradurre in musica un’esperienza come la paralisi del sonno?
La paralisi del sonno è un’esperienza sicuramente unica e singolare ed è molto affascinante, chiunque di noi l’ha vissuta almeno una volta nella vita e si può comparare a tutte quelle situazioni in cui una persona vorrebbe agire ma deve fermarsi perché non può muoversi , è costretta a stare ferma.
Quanto contano le emozioni personali nel vostro processo creativo?
Sicuramente tanto, le emozioni personali sono alla base del processo creativo, senza di esse non c’è musica, non c’è poesia, bisogna emozionarsi per creare altrimenti si risulta troppo schematici e noi non siamo delle macchine.
Avete lavorato con un produttore esterno o tutto è nato in autonomia?
Abbiamo lavorato in autonomia nella creazione dei brani, gli arrangiamenti, la scelta dei suoni , delle parole confrontandoci con la nostra etichetta sicuramente ma il tutto nasce dalle ore impiegate in sala prove