BUONARROTI pubblica “Age of Paranoia”: un brano che corre veloce, come il tempo che ci sfugge

apr 11, 2025 0 comments
 

Nel suo nuovo singolo Age of Paranoia, BUONARROTI mette in musica l’inquietudine costante che attraversa i nostri giorni. Il ritmo è quello serrato e incalzante della jungle e della drum and bass, ma dietro l’energia pulsante del brano si nasconde una riflessione più profonda: la frenesia contemporanea, la sensazione che tutto accada troppo in fretta per essere davvero compreso.

L’introduzione eterea è un inganno sonoro: pochi secondi di respiro prima dell’impatto. Poi tutto si trasforma in un loop ininterrotto di stimoli, dove archi distorti e piani sonori si inseguono come pensieri ossessivi. La traccia diventa un flusso inarrestabile, in cui il corpo si muove ma la mente fatica a trovare un appiglio.

Con Age of Paranoia, BUONARROTI non costruisce solo un brano, ma un’esperienza. Una corsa cieca dentro il caos, in cui il ballo non è evasione ma resistenza. In questo paesaggio sonoro frantumato, l’artista restituisce il senso di spaesamento che accompagna chi cerca di restare lucido in mezzo al rumore del mondo. 
 
Con “Age of paranoia” ti sposti in territori jungle e drum and bass. Cosa ti ha portato a scegliere questi linguaggi sonori per questo brano? 
Dopo la relativa staticità dei primi due brani dell'EP, sentivo il bisogno di esplorare territori sonori più dinamici e incalzanti. La drum and bass mi offriva questa energia e un senso di movimento che volevo infondere nel brano. Inoltre mi piaceva l'idea di creare un contrasto con l'atmosfera più cupa e introspettiva che caratterizza l'incipit del pezzo. Questa tensione dialettica mi sembrava potesse aggiungere un ulteriore livello di interesse all'ascolto. 
 
Gli archi distorti e gli incastri ritmici danno vita a un paesaggio sonoro quasi schizofrenico. Quali strumenti o tecniche hai usato per ottenere questo tipo di atmosfera? 
Per ottenere quel paesaggio sonoro che hai definito "schizofrenico", ho lavorato molto sulla manipolazione dei suoni. Ho iniziato suonando delle linee melodiche e armoniche con dei sintetizzatori, per poi distorcerle e processarle in modo da renderle meno convenzionali e più inquietanti. Parallelamente ho curato gli incastri ritmici, creando pattern che contribuissero a creare questa sensazione di tensione e instabilità. Ho suonato la mia batteria elettronica e in alcuni casi ho utilizzato dei campioni che ho poi modificato ed effettato per inserirli nel contesto sonoro.
 
Il brano sembra voler creare un cortocircuito tra forma e contenuto: quanto è importante per te questa tensione tra musica e messaggio? 
Dato che si tratta di musica prevalentemente strumentale la forma diventa spesso sostanza e il messaggio da veicolare non è univoco. Con un testo è più facile orientare o condizionare l’ascoltatore, invece la mancanza di riferimenti linguistici apre a una molteplicità di interpretazioni. Ciò che però posso dirti con certezza è che in "Age of paranoia" ho cercato di rendere musicalmente il senso di inquietudine espresso nel titolo.
 
Come si inserisce “Age of paranoia” nel percorso che stai tracciando con il nuovo EP “Komorebi”? Possiamo aspettarci altri contrasti simili nei prossimi brani? 
Il brano si inserisce nel percorso che sto tracciando con il nuovo EP "Komorebi" come un'esplorazione di contrasti e di diverse sfumature emotive. L'EP nel suo complesso vuole essere una sorta di viaggio attraverso paesaggi sonori variegati, mantenendo però un filo conduttore. "Age of paranoia" rappresenta uno dei momenti più intensi e ritmicamente incalzanti di questo percorso. Proprio per questa mia volontà di esplorare diverse atmosfere, posso confermare che anche nei prossimi brani ci si potrà aspettare simili contrasti e commistioni di generi. 
 
Nel video, si notano transizioni rapide e sovrapposizioni visive che richiamano la frenesia del brano. Come è stato il processo di collaborazione con il regista per tradurre l'energia della musica in immagini? 
La collaborazione con il videomaker di "Age of paranoia" (Scoppi_Arte) è stata molto stimolante. Abbiamo discusso a lungo su come poter tradurre l'energia frenetica del brano in immagini. L'idea delle transizioni rapide e delle sovrapposizioni è nata proprio dalla volontà di riflettere visivamente la stratificazione sonora del pezzo. Ci siamo confrontati per trovare un linguaggio visivo che potesse amplificare l'impatto emotivo della musica, creando un'esperienza sinestetica per lo spettatore, e devo ammettere che mi è piaciuta molto la sua chiave interpretativa. 
 
Quanto c’è di autobiografico in questo pezzo? Le “profondità più oscure della mente” sono anche tue, o ti sei semplicemente messo nei panni di qualcun altro? 
C'è sicuramente una parte di me in questo pezzo ma credo che ognuno possa abbia si sia ritrovato a esplorare le profondità oscure della propria mente. Anche se il brano può avere una radice nelle mie esperienze personali, spero che possa parlare anche a chi si ritrova a navigare in queste zone d'ombra e magari avere anche una funzione catartica.
 

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