Con il lato A di SEXY DROGA, i NOCRAC danno voce a un’estetica malinconica e disallineata, dove immagini evocative e suoni vintage si incrinano sotto il peso del presente. Malincocktail, singolo-manifesto del progetto, racconta il disagio senza spiegarlo, tra smalto che cola e tempo che sfugge. Un disco nato “da dentro”, lontano da pose salvifiche e cliché, per restituire le crepe con affetto e sincerità.
In “Malincocktail” usate l’immagine del liquido che cola per raccontare la vita che sfugge. Quanto vi interessa trasformare il disagio in immagine?
Cerchiamo immagini che non risolvano, non vogliamo spiegare il disagio ma in un qualche modo evocarlo: il liquido che cola è sì smalto, lacrime, alcol, ma anche il tempo che va inesorabilmente in una direzione, la memoria, l’autocontrollo che sfugge. Mi piace molto la colata di un liquido perché è un gesto sia visivo che sonoro.
In generale preferiamo se le immagini dicono, sì, qualcosa di preciso, ma anche altro. Speriamo di aver costruito superfici affettive che ognuno può attraversare con la propria postura.
I suoni del lato A di “Sexy Droga” richiamano il vintage, ma vengono disturbati da interferenze moderne. Quanto è importante per voi far percepire il presente come qualcosa di rotto?
L’estetica vintage si presenta come teatro affettivo, una sorta di set già arredato emotivamente, ma non da abitare comodamente. Ci piace partire da una forma che rassicura e poi inserire la crepa.
Il sound del passato è oggi una lingua morta che molti parlano come se fosse viva. Noi la usiamo per far sentire il rumore di fondo del presente, che è storto, saturato, posticcio. Viviamo in un tempo che si trucca da passato per sembrare sopportabile. Ma appena gratti la superficie, emerge l’incongruenza. In questo senso, le interferenze non sono difetti ma prove d’esistenza: piccoli rumori che ricordano che l’estetica è una menzogna parziale, e che dietro ogni nostalgia c’è una condizione che non può essere riavvolta.
Leggevo tempo fa Raving di McKenzie Wark: a un certo a proposito della dissociazione da ketamina ne parla non come una fuga, ma come modo di abitare un mondo che è già rotto.
I nostri suoni si nutrono di incoerenza, cercano una modalità disallineata ma reale di stare in quello stesso mondo rotto.
“Sexy Droga” sembra giocare con i cliché per rovesciarli. Qual è il cliché che vi diverte di più sovvertire in questo lato del disco?
Per i testi direi forse il cliché del dolore seducente. Ci divertiva metterci dentro, ma con una piccola deviazione. Questo primo lato è un po’ quello delle confessioni, le premesse. Tra queste c’è: “anche noi siamo una posa”.
Per quanto riguarda la musica si tratta - e lo scoprirete - del lato più pop e lineare. Piano piano la forma si sgretolerà in un processo che porta a una specie di deserto emotivo psichedelico. Quindi è più difficile spiegare gli spazi semantici della parte sonora di un lato specifico senza vederli nell’interezza del disco.
Parlate di fragilità senza mai scadere nel lamento. Come si costruisce una narrazione che non sia né vittimista né salvifica?
Il concept di questo disco è stato definito all’inizio della fase di scrittura. I testi sono stati scritti già in un qualche modo all’interno di una prospettiva poetica definita, ma era comunque una condizione sincera rispetto alla vita che stavamo vivendo. Alla fine è un disco scritto da dentro le cose, è libero sia da soluzioni da proporre che da colpe da lavare. C’è solo un ascolto affettivo delle crepe, e un tentativo di restituirle in forma audio-sentimentale.
Dal punto di vista della produzione, “Malincocktail” è molto curato nei dettagli. È il brano più rappresentativo del lato A o c’è un pezzo che sentite ancora più centrale?
Il testo di Malincocktail è scritto a quattro mani con Maria Mirani ed è ispirato da Alexis di Marguerite Yourcenar, è una confessione.
Abbiamo scelto (anzi ha scelto Richi) di usare questo pezzo come singolo principalmente per due motivi. Uno è il fatto che, sia nel titolo che nel testo che nella musica, potrebbe essere una sorta di manifesto di Sexy Droga, il suo contenuto è costellato di piccoli indizi su cosa ci si può aspettare dal resto.
L’altro è più curioso. Il figlio di Carlo, che va alle elementari, ha sentito varie volte le canzoni durante la produzione del disco e si è particolarmente innamorato di Malincocktail. La canta a casa e a scuola, dove ormai la cantano tutti i compagni di classe e, mi hanno raccontato, soprattutto all’uscita. Sexy Droga è una storia che ha i suoi capitoli e ognuno è necessario per configurare la totalità del disco. Questo primo lato sicuramente espone in modo chiaro i personaggi di questa storia, e uno di questi è il tempo.