Abbiamo parlato con la band per scoprire cosa li ispira, come si sono evoluti nel tempo e quale messaggio vogliono trasmettere con il loro nuovo lavoro. Tra aneddoti curiosi, sfide artistiche e il legame con le loro radici brianzole, i Godzillasexbike si raccontano con la stessa sincerità e passione che li caratterizza sul palco e in studio
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Come descrivereste l'evoluzione del vostro sound dagli inizi a oggi?
All’inizio ci facevamo davvero pochi scrupoli su cosa andasse o meno in una canzone, anzi, ci piaceva sfidare la norma della forma-canzone e proporre qualcosa di nuovo. Forse abbiamo preso fin troppa ispirazione dal post rock e dai generi meno mainstream.
Negli ultimi anni invece abbiamo iniziato a limare sempre di più le bozze delle canzoni, ponendoci delle domande su ogni aggiunta o rimozione, per dare più coerenza al nostro sound. L’idea però è sempre quella di essere fedeli a noi stessi prima ancora che a un ideale estetico preciso.
Come descrivereste l'evoluzione del vostro sound dagli inizi a oggi?
All’inizio ci facevamo davvero pochi scrupoli su cosa andasse o meno in una canzone, anzi, ci piaceva sfidare la norma della forma-canzone e proporre qualcosa di nuovo. Forse abbiamo preso fin troppa ispirazione dal post rock e dai generi meno mainstream.
Negli ultimi anni invece abbiamo iniziato a limare sempre di più le bozze delle canzoni, ponendoci delle domande su ogni aggiunta o rimozione, per dare più coerenza al nostro sound. L’idea però è sempre quella di essere fedeli a noi stessi prima ancora che a un ideale estetico preciso.
Il vostro nome, Godzillasexbike, è molto particolare. Qual è la storia dietro questa scelta?
Il nostro bassista, Marius, ha un cane che si chiama Godzilla, e agli albori della band veniva sempre in sala prove con noi.
Alle prime suonate partecipava anche un nostro carissimo amico, “Bike”, che aveva un sassofono. “SaxBike” con in mano il suo strumento era inevitabilmente un’icona sexy: ecco che diventa “SexBike”.
Uniamo i punti e decidiamo di chiamarci “Godzillasexbike”.
Cosa significa per voi essere una band brianzola in un panorama musicale così variegato? Vi influenza in qualche modo?
C’è un motivo storico-culturale per cui tanti artisti vengono da Roma, da Bologna, da Milano: la Brianza è un luogo di lavoratori, non di sognatori.
La scena locale è ed è sempre stata molto attiva, soprattutto nel panorama alternativo: negli anni abbiamo conosciuto tanti artisti che fanno musica in modo personale e spontaneo, quasi un meccanismo per ribellarsi alle imposizioni del mercato. È fantastico, ma è anche un circuito quasi chiuso su sé stesso, è difficile uscirne.
Tuttavia, essendo parte di questa scena, anche noi abbiamo sempre seguito la nostra voglia di fare musica prima ancora di speranze più o meno concrete di “sfondare”. A noi interessa suonare.
Qual è stata la sfida più grande durante la produzione di "Right/Wrong/Place/Time"?
Sicuramente la parte più difficile è stata seguire la fase di mix del disco, che si è protratta per diversi mesi, e mantenere la concentrazione e la voglia di fare un lavoro al meglio delle nostre possibilità, senza dover fare eccessivi compromessi.
C’è un brano nell’album che sentite particolarmente vicino o che rappresenta al meglio la vostra identità?
Sophia, la prima canzone che abbiamo scritto per il disco e che suoniamo ad ogni concerto. Musicalmente è la sintesi di tutto quello che facciamo, una bella vetrina per farsi un’idea di chi sono i Godzillasexbike. E poi è super divertente da suonare.
Cosa deve aspettarsi chi ascolterà il vostro nuovo disco?
È un bel viaggio. Il filo conduttore di Right/Wrong/Place/Time è l’idea di ripercorrere le proprie esperienze e di provare a capirle meglio utilizzando quattro parametri: posto, tempo, giusto, sbagliato. Ogni esperienza può essere ricondotta a una combinazione di queste quattro parole; nel disco parliamo di noi, ma l’invito è all’ascoltatore, di prendersi del tempo e capire cosa sta vivendo.
Avete già in programma concerti e date live per presentare il disco?
Abbiamo presentato il disco “ufficialmente” il 9 novembre al Bloom di Mezzago, locale storico della Brianza e quasi casa per noi.
Poi qualcosa in pentola bollirà sempre, ma non abbiamo fretta.