Negli anni ’70, quando rimasi folgorato dal Rock – che allora si chiamava Pop, a dire il vero; da allora la musica è sempre stata la causa di tutto quello che ho fatto, dal laurearmi in Lingue per la passione derivatami dallo studio dei testi, dal diventare Insegnante avendo sempre la parola e il suono come motori della mia espressione.
Bennato su tutti.
A lui ho rubato la 12 corde acustico-elettrica, il kazoo, l’armonica a bocca, il tamburello a piede e il sentirmi one-man-band.
Da un punto di vista testuale, sicuramente Bob Dylan.
Di solito la mia volontà è quella di mettere dei testi in musica per poterli poi cantare per tutti.
Canto le cose che sento, che vivo, le cose che succedono, le cose che non mi piacciono e le cose che mi ispirano lotta.
In un brano che spero di pubblicare presto, dico “Per questo non ho mai cantato le cose del cuore; mi ispiro spesso all’odio, la mia musa è l’orrore”.
Il brano è stato in seguito a riflessioni sulla mia adolescenza e sulla caducità dei ricordi che ad essa si accompagnano.
Il pezzo fa parte del mio repertorio più strettamente cantautorale; oltre al testo autobiografico e personale è stato costruito su un riff deciso e incalzante ma senza spigoli, con le caratteristiche melodiche tipiche delle ballate d’autore.
L’arrangiamento perfezionato in sede di Studio – specie nell’uso della chitarra solista – ha aggiunto alla generale atmosfera vintage anche un tocco rock che aggiunge una certa compattezza sonora.
Un pezzo chiaramente cantautorale; ma spero si colga un’energia ed una voglia di raccontare che possa far pensare ai grandi autori del rock classico.
Certo!
Vorrei pubblicare tutto quello che ho fatto in passato rifacendo gli arrangiamenti.
Uscire in tour con il disco che sto pubblicando.
Raggiungere più gente possibile.