Diciamo che mi ha accompagnata fina da piccola. La musica c’è sempre stata.
Grazie ai miei genitori, sono sempre stata immersa nella musica. Dalla classica al rock si è sempre ascoltato tanto e di tutto a casa nostra.
Fin da ragazzina poi mi è sempre piaciuto cantare e provare a mettere i miei pensieri in versi.
Il passaggio però dal puro canto per piacere personale alla discografia, è arrivato circa 3 anni fa’, quando ho iniziato a collaborare con Marco Gabrielli, il mio produttore, dell’etichetta StragerArts.
I miei Artisti di riferimento sono Skin e gli Skunk, i Muse e Billie Eilish. Mondi molto lontani tra loro, ma sono obiettivamente gli Artisti cui mi ispiro di più in un modo o nell’altro e che sono sicura continueranno a infleunzarmi.
Devo dire che quasi tutte le mie canzoni, Valentina compresa, sono nate più o meno nello stesso modo. Marco Gabrielli compone inizialmente la musica, o una parte di una futura canzone, ed io in base a quello che quella musica mi ispira, costruì intero testo. A volte un semplice suono mi rimanda a una parola, e da quella parola nasce l’intera storia.
Parafrasando il grande Vasco, ti posso dire che Valentina “è venuta fuori già con le parole”. Sembra una cosa trita e ritrita, ma banalmente, per quel che riguarda il testo, (che è la parte della canzone che scrivo io) è uscito quasi tutto di getto.
Era il 14 febbraio, San Valentino, e stavo buttando giù qualche pensiero. Stavo pensando a quanti mazzi di rose sarebbero stati regalati in quel giorno. E chissà quanti tra questi, da uomini violenti, ossessivi, oppressivi. Da lì l’idea della “rosa insanguinata” a rappresentare l’amore violento, che non è amore; “ti regalo un fiore, ma ti lascio un livido”.
Questa è la storia di come è nata Valentina. E il titolo, adesso l’avete già capito…
Deve aspettarsi una canzone pop-rock, che potrebbe sembrare una ballata (anche se ballad tecnicamente non è) anni ’90, perché io sono un po’ boomer nell’animo 😉 Però c’è tanta elettronica negli arrangiamenti, che rende il tutto un po’ più “fresco”.
Il videoclip è nato da un’idea mia e di Marco Gabrielli.
Siamo partiti dal concetto dei fiori, le rose rosse, che però sono rappresentate da petali sparsi, e che si rivelano poi essere sporchi di sangue.
I petali insanguinati sono proprio il simbolo dei “fiori violenti” che non si trovano in normali vasi o raccolti in bellissimi mazzi, ma sparsi a terra, da spazzare via, assieme alla violenza.
Sì, sicuramente ci sarà un album che includerà Valentina, così come i due singoli precedenti di fine 2022, Beautiful Liar e Black Van, che avevo escluso dal mio primo album, per una questione di generi e sound.
Però è veramente ancora troppo presto per dare altri dettagli.