La musica di Alberto Giovinazzo si distingue per una poetica intensa e una ricerca sonora che mescola influenze disparate, dal cantautorato italiano alla musica elettronica e folk. Con "Mastro Simone", il suo nuovo singolo, Giovinazzo affronta un tema sociale di grande rilevanza, dando voce a una realtà spesso dimenticata: quella dei lavoratori della filiera agricola e delle dinamiche nascoste dietro il nostro quotidiano atto di consumo.
Con questo nuovo singolo, il cantautore invita il pubblico ad intraprendere un viaggio emotivo e di consapevolezza, stimolando riflessioni che vanno oltre l'ascolto. L'artista, inoltre, sta pianificando un calendario di esibizioni live per il 2025, consapevole che il palco rappresenta un'occasione unica per trasmettere l'energia e il significato più profondo della sua musica.
Abbiamo intervistato Alberto Giovinazzo per approfondire il suo percorso, le sue influenze e le emozioni che lo hanno guidato nella realizzazione di questo brano.
Qual è stato il momento o l’incontro che ha acceso in te la scintilla per la musica? C’è stato un episodio particolare che ti ha fatto capire che questa sarebbe stata la tua strada?
Quando ero piccolissimo mi trovai a dover svolgere un concorso di canto dove veniva data la possibilità ai concorrenti di scegliere la propria fascia oraria di esibizione. All’epoca ero molto timido ed insicuro di me stesso, pertanto, decisi di procrastinare con le tempistiche e dalle 9 di mattina in attesa decisi di esibirmi alle 21. Fu una performance pessima che non dimenticherò mai più nella mia vita. Quel momento avrebbe dovuto abbattermi, invece il giorno dopo decisi di cambiare, e decisi di farlo con la musica. Questa è un’arte che è come un libro di formazione, se sai leggerlo bene, alla giusta età, diventa la svolta della tua vita.
Nel tuo percorso artistico, ci sono stati musicisti o band che hanno influenzato profondamente il tuo stile? Come hai assimilato e reinterpretato le loro influenze nel tuo sound?
Il cantautorato italiano è stato da sempre fonte di ispirazione, soprattutto per la profondità testuale di alcuni cantautori come Fossati, De André, Lolli, Mia Martini, Tenco ecc. Crescendo nel tempo mi sono affezionato all’elettronica francese di Stromae, o alle sonorità medio-orientali di Sherine, passando per la musica folk balcanica. Una commistione di stili musicali che ha sicuramente forgiato la mia poetica.
Quando inizi a scrivere una nuova canzone, da cosa parti? È un processo più istintivo ed emotivo o segui una struttura ben precisa? Ci sono tematiche o atmosfere a cui torni spesso?
Non c’è una “procedura” o una “ricetta segreta”… spesso dipende dal brano e dal periodo che sto attraversando. In genere mi piace prendere spunto dalla vita di tutti noi e vederci qualcosa in più, qualcosa che magari richiederebbe meno attenzione per alcuni mentre per altri un approfondimento maggiore. Sicuramente le tematiche sociali sono quelle alle quali emotivamente restituisco maggiore interesse.
Il tuo nuovo singolo racchiude sicuramente un pezzo della tua visione artistica e personale. Qual è stata l’idea o l’emozione di partenza che ha dato vita al brano? Ci sono stati momenti particolari della sua realizzazione che ricordi con emozione?
La canzone nasce da una riflessione semplice ma potente: avete mai notato che, entrando in un supermercato, il primo reparto che si incontra è quello ortofrutticolo? Una ben nota strategia di marketing ha comprovato da diversi anni l’efficacia di farci trovare frutta e verdura all’ingresso dei nostri supermercati, dove tutto ci sembra perfetto, i prodotti sono freschi e l’intera sezione è piena di colori, tuttavia raramente ciò ci induce a chiederci cosa si nasconda dietro quei prodotti ineccepibili. “Mastro Simone” dà voce a questa realtà nascosta, raccontando la storia di un caporale: un uomo duro e complesso, intrappolato nel paradosso di essere al contempo capo e schiavo della filiera agricola.
Chi ascolterà questo singolo per la prima volta, secondo te, che viaggio sonoro ed emotivo potrà aspettarsi? Quali immagini o sensazioni vorresti che rimanessero impresse nel pubblico?
Il brano non si propone di spiegare dinamiche complesse, ma si presenta come un vero e proprio “documentario sonoro”, capace di dare voce a storie sconosciute e dimenticate. Vorrei che gli ascoltatori da oggi in poi si ponessero maggiori interrogativi sul mondo che c’è dietro la filiera agricola, prestando attenzione anche alle proprie abitudini di consumatori.
Hai già in programma delle date live? E cosa ti piacerebbe portare sul palco in termini di esperienza per chi ti ascolta dal vivo? Pensi che l’esibizione dal vivo dia un significato diverso alle tue canzoni rispetto alla versione in studio?
Per il 2025 sto programmando un calendario di esibizioni live, le quali personalmente adoro visto che mi danno l’opportunità di conoscere persone nuove e di far veicolare i miei messaggi ad un ampio pubblico. Inoltre, nel mio caso ritengo fondamentale l’esibizione live perché è grazie a questa che rafforzo il mio valore comunicativo, con la gestualità e il calore che solo una presenza reale può dare.