Un disco come “Grimoire” ha di suo una potenza visionaria importante, fanciullesca, favolistica. Si vedano i video che Leon Seti rilascia in rete dimostrando una cura degna di alte produzioni internazionali. Un progetto che si rende apolide dentro il triangolo Amsterdam, Londra e Arezzo e che qui ritrova l’amico e collega Pancratio (all’anagrafe Gian Luigi Mendozza) col quale approda a questo disco che somiglia più ad un libro di magia che ad un pop dalle venature inglesi. Citando testualmente dalla sua presskit: 10 canzoni che narrano vecchi traumi che, cicatrizzati e rielaborati in chiave alchemica, vogliono essere un balsamo per chi ne ha bisogno.
Secondo lavoro che vede Pancratio alla collaborazione. Non è la prima
volta vero?
Beh ormai Pancratio è responsabile del mio sound da quando è uscita Japan. Grimoire però è stato un lavoro iniziato e finito collaborando.
Beh ormai Pancratio è responsabile del mio sound da quando è uscita Japan. Grimoire però è stato un lavoro iniziato e finito collaborando.
E che tipo di collaborazione è stata? Cosa ha aggiunto e dove ti ha condotto?
Sicuramente è stata un'esperienza molto travagliata e lunga per entrambi che ha sicuramente portato il mio suono su un altro livello.
La crescita di Leon Seti sembra attestarsi nel pop melodico di matrice internazionale. Forse in qualche modo qualcuno potrebbe citare un certo fascino alla David Bowie o delle irriverenze estetiche alla George Michael. Tu cosa rispondi?
Che entrambi questi artisti sono stati profonde influenze sul mio modo di essere artista, quindi apprezzo moltissimo che si rivedano in me. Soprattutto George Michael, ho ascoltato Faith e Older fino allo sfinimento da teenager.
E in generale Londra in che modo ha scritto questo disco?
Londra è stata la mia casa durante tutto il periodo di scrittura, e il mio rapporto con lei è stato confuso e doloroso, ma anche estremamente arricchente a livello di esperienze di vita. Quindi diciamo che è inclusa nei credits.
E dall’Italia cosa porti a casa?
La ricerca del bello.
