Mi ha sempre attratto la chitarra come strumento, così come ho sempre amato scrivere. Ho capito presto che avrei potuto fondere le due cose, e non ho più smesso.
Non mi ispiro ad un artista in particolare, per quanto le mie canzoni si inseriscano nel solco della tradizione cantautorale più classica.
A volte scrivo un testo con una metrica più o meno adatta ad una canzone e poi con calma ci aggiungo la musica, più spesso scrivo entrambe le cose insieme, altre volte ancora prendo appunti volanti di melodie e parole sulle note vocali, magari mentre sono in macchina, e poi sviluppo l’idea non appena ne ho la possibilità. Insomma, non c’è una regola fissa, ed è bene che sia così per quanto mi riguarda, altrimenti sarebbe un’attività abbastanza routinaria e prevedibile che presto o tardi mi annoierebbe.
La canzone è nata nel primo giorno di scuola primaria di mio figlio.
Ho realizzato in un istante che da quel momento in poi sarebbe iniziato un nuovo cammino di autonomia per lui, separato da me, e per accettarlo in maniera sana ho dovuto scriverci qualcosa a riguardo.
Ho notato dalle risposte ai primi ascolti che è una canzone che arriva in maniera abbastanza diretta, ma anche delicata al tempo stesso. Ecco, questo è l’equilibrio che mi pare di aver raggiunto in questa canzone.
Si, ho pronto uno spettacolo, la cui regia è stata curata da Lorenzo Kruger dei Nobraino, e che inizierò a portare in giro per l’Italia da marzo.