“Chiamami” di Berto: il suono di chi ha scelto di ritrovarsi

mag 14, 2025 0 comments

Dietro “Chiamami”, il nuovo singolo di Berto, c’è la storia di chi ha deciso di allontanarsi da tutto per capire chi è davvero. Lontano dalle abitudini e dalle certezze, l’artista ha scelto di mettersi a nudo, affrontando la solitudine, la nostalgia e la necessità di liberarsi da ogni maschera. Ne è nato un brano sincero e diretto, che racconta un viaggio interiore fatto di cadute, scoperte e rinascite.

“Ogni passo ci avvicina alla nostra vera essenza”: come è cambiato il tuo modo di vedere te stesso da quando sei partito?
Prima di partire vivevo con il peso del giudizio e cercavo di nascondere la mia sensibilità, nel tentativo di sentirmi parte di qualcosa che, in fondo, non mi apparteneva. Come accade in Chiamami, è stato il cambiamento, il lasciare andare certezze e sicurezze apparenti a permettermi di riscoprire chi sono davvero. Il viaggio mi ha aiutato a liberarmi da quelle maschere e a vedere la sensibilità non più come una debolezza, ma come una risorsa. Oggi mi accetto di più e sento di essermi avvicinato alla mia vera essenza, imparando a valorizzare ciò che prima cercavo di nascondere.

Quanto conta per te metterti a nudo nei testi, anche quando può risultare doloroso?               
Conta tantissimo, soprattutto adesso che vivo all’estero, lontano dalla mia famiglia e dai miei amici. Ci sono momenti in cui mi sento solo, in cui ho dentro qualcosa che non riesco a tenere, ma non ho nessuno con cui parlarne. In quei momenti la scrittura diventa il mio porto sicuro. Scrivere è il mio modo per sfogarmi, per dare un senso a quello che provo. Anche quando fa male, preferisco tirarlo fuori piuttosto che tenerlo dentro. Non lo faccio per forza per essere capito, ma perché mi aiuta a restare in contatto con me stesso. È così che riesco a non perdermi, anche quando tutto cambia.

Che ruolo gioca la solitudine nei momenti di creazione artistica?
Per me, la solitudine è essenziale nella creazione artistica. Sono molto più creativo da solo che in studio o in ambienti affollati. Quando sono da solo, posso davvero concentrarmi su quello che sento senza distrazioni esterne. È in quei momenti che le idee si liberano, che la mente trova spazio per esplorare e sperimentare senza paura del giudizio.

Hai mai pensato di mollare tutto e tornare indietro?                                                                      
Sì, molte volte. La nostalgia si è fatta sentire, soprattutto nei momenti più difficili, quando sentivo la distanza da casa e dalle persone che amo. Ma ho sempre cercato di trasformarla in determinazione. Quando mi pongo degli obiettivi, faccio fatica a mollare. Non è nel mio carattere arrendermi facilmente. Ho scelto l'Australia proprio perché era uno dei posti più lontani che potessi raggiungere. E sapevo che, una volta qui, sarebbe stato difficile tornare indietro. 

Secondo te, esiste un punto d’arrivo nel percorso di crescita personale?                                     
No, secondo me non esiste un vero e proprio punto d’arrivo. La crescita personale è un viaggio continuo. Non si smette mai di imparare, di evolversi, di scoprire nuove sfaccettature di sé. Sta a te fissare gli obiettivi giusti e capire cosa vuoi davvero raggiungere in ogni fase della tua vita. Ciò che conta è quanto ci credi veramente, quanto sei disposto a metterti in gioco. La crescita avviene quando hai il coraggio di affrontare le tue paure e di fare scelte audaci, anche quando sembra difficile. L'importante è non fermarsi mai, perché ogni passo che fai ti avvicina a una versione migliore di te stesso.

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