L'EP si apre con "Human Killa Machina" una traccia che rivela il potenziale catastrofico della tecnologia. Attraverso il brano degli anni '80 "Radio killed the video stars" dei Buggles, la maschera si attiva, trasmettendo un messaggio sconcertante che mette in discussione la natura distruttiva dell'umanità. Il dottor Vanderlei offre uno sguardo prospettico nella mente umana, costringendo l'ascoltatore a riflettere sulla propria esistenza.
La scoperta che interi album come "Achtung Baby" degli U2 possono risvegliare la maschera è affascinante. "Vono Box" celebra questa connessione unica tra la musica e l'ignoto, rendendo omaggio alla potenza dell'arte nel superare i confini della realtà. La menzione di The Passengers di Iggy Pop aggiunge un elemento di mistero e suggestione, aumentando l'atmosfera enigmatica dell'EP.
"SOS" introduce il concetto di Glossolalia e Cosmolalia, aprendo un varco tra mondi linguistici. La capacità della maschera di connettere il linguaggio terrestre a quello universale attraverso il Karghyraa mongolo è un'idea affascinante. Il viaggio di studio imminente a Ulan Bator promette di svelare ulteriori segreti, mentre la maschera si esprime per la prima volta in inglese, suggerendo un'intelligenza più profonda.
"L'Universo è una Parte di Me" chiude l'EP con un'epica fusione di Carl Sagan, Refused e Daft Punk. La traccia cattura l'essenza della nostra esistenza, proiettando l'ascoltatore in una danza cosmica sulla stazione orbitale lunare. La citazione del "pale blue dot" di Carl Sagan enfatizza la delicatezza della vita umana in un universo infinito.
Raccontiamo la storia dell’astrofisico Dr. Vanderlei e del ritrovamento di una strana maschera in grado di connettersi con lo spazio profondo e di parlare una lingua incomprensibile. Abbiamo deciso di dedicarci alla registrazione di ep di quattro canzoni perché ci permette di entrare in studio una volta all’anno e di avere sempre del materiale nuovo da proporre. Film come Star Wars e Il Signore degli Anelli hanno sancito che gli episodi sono tre e noi ci siamo adeguati. Non cederemo alla tentazione di prequel o sequel.
Nel primo episodio il Dr Vanderlei trova la
maschera e ingaggia i Sarneghera per i suoi esperimenti scoprendo che la
maschera si attiva se sottoposta a musica violenta e incalzante. In questo
secondo episodio il Dr Vanderlei riesce a capire qualcosa di più di questo
strano linguaggio
Parlateci del processo creativo dietro l'EP. Come avete lavorato insieme per dare vita a "Il Varco Nel Vuoto"?
Partiamo sempre dai riff di Piddu,
il nostro chitarrista. Sopravvivono solo quelli che ci convincono mentre gli
altri restano sospesi. A volte ci dimentichiamo di alcune idee che riemergono
con mesi di ritardo prendendo altre direzioni. Se dovessimo chiedere al diretto
interessato da cosa si fa ispirare lui risponderebbe “io suono a botto”. Per
suonare a botto si intende suonare senza un’idea di partenza precisa ma
lasciando al riff emerso dal caos il compito di governare la canzone. Il nucleo
musicale creativo è nelle mani di Cecco e di Piddu, solo in un secondo momento
vengono aggiunti i giri di basso di Gianni e le linee vocali di Geordie
Come immaginate il terzo episodio della trilogia? Ci sono
anticipazioni che potete darci?
Nel terzo episodio cercheremo di svelare il mistero nascosto dietro lo strano linguaggio parlato da chi indossa la maschera
Parlateci dell'importanza delle performance dal vivo per voi. Come
cercate di trasmettere l'energia e l'atmosfera dei vostri brani durante i
vostri concerti?
Abbiamo la fortuna di essere seguiti nelle nostre date da un tecnico luci da noi rinominato Lucifero, il portatore di luce. Questo ci permette di proporre uno spettacolo psichedelico di luci e laser durante i nostri live. La maschera proveniente dallo spazio profondo ha la capacità di illuminarsi e disegnare geometrie inaspettate che cambiano in base alle canzoni. Nelle occasioni più speciali abbiamo anche il Dr. Vanderlei in persona che interagisce con il pubblico e la band dando al tutto un tocco teatrale e surreale. Cerchiamo di raccontare la storia di Tales from the lake anche quando suoniamo dal vivo
Come gestite i momenti di disaccordo o di diversità di opinioni all'interno della band durante il processo creativo?
C’è una dinamica che si rivela sempre liberatoria e che tende ad appianare i nostri conflitti: gli insulti di Piddu (chitarra) a Gianni (basso). L’insulto, unico e spietato, libera la quantità necessaria di endorfine per mettere più attenzione al processo creativo. L’empatia è troppo celebrata in questi tempi, si sottovaluta l’efficacia dell’insulto liberatorio che non lascia spazio a fraintendimenti, interpretazioni o sotterfugi. Certo, la condizione del miracolo è che l’insultato non la prenda sul personale. Nel nostro equilibrio interno l’insulto liberatorio ha l’effetto di una catarsi
Oltre alla trilogia attuale, avete in mente altri progetti futuri?
Abbiamo puntato molto sulla storia della maschera e sull’idea di cantare usando una lingua inventata. Con la chiusura della trilogia sarà necessario trovare un nuovo racconto capace di costruire un nuovo mondo immaginario. Al momento dobbiamo ancora chiudere Tales from the lake e stiamo lavorando su quello.