Febe si racconta in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “What if”

set 21, 2023 0 comments

FEBE è una giovane artista, nata in Italia e da quando era piccola ama la musica e l'arte. Il progetto su cui sta lavorando ha visto FEBE come creative director nell'intero processo, da scrivere le sue stesse canzoni, comporle e creando visuals. Mentre racconta dei suoi problemi di salute mentale che l'hanno colpita negli ultimi anni e libera le parole che non ha mai detto ad alta voce, esplora tanti generi differenti per trovare quello in cui si sente meglio.
Il nome FEBE è un elegante nome di origine greca e significa "luminoso". Infatti, "Febo" era uno dei tanti aggettivi usati per definire Apollo, dio della musica, delle arti, della profezia e del sole. Il legame dell'artista con la mitologia greca e la musica l'ha portata a scegliere "Febe" come nome d'arte.
 
Ciao Febe, com’è nata la tua attitudine verso la musica?
Ho sempre amato la musica, fin da quando ero molto piccola mi mettevo a disegnare e mi inventavo le canzoni sui personaggi che raffiguravo, poi in quarta elementare ho iniziato chitarra e nel 2016 a prendere lezioni di canto dalla mia insegnante Luisella Sordini, che è una grande professionista e mi ha tirato fuori una voce che si vergognava a sbocciare. Per tutta la vita la musica è stata una colonna portante, mi ha salvata tante di quelle volte che non riesco più a contarle.
 
A quale artista ti sei ispirata nel corso degli anni?
Le influenze musicali che ho assorbito in tutta la mia vita sono davvero da ogni genere, in what if si sente molto l’influenza di Lana Del Rey, nei prossimi sicuramente riconoscerete i Linkin Park, Justin Bieber, Avril Lavigne, Lene Marlin, The Canberries e i Coldplay.
Però diciamo che l’artista “scatenante”, quello che mi ha fatto dire che volevo anche io provarci a fare musica è stato Justin Bieber perché anche lui è partito da YouTube, io tempo fa pubblicavo cover seguendo il suo esempio… In concerto è veramente pazzesco, suona un sacco di strumenti, canta, balla, insomma sa veramente fare di tutto.
 
In che modo nasce una tua canzone?
Di solito butto giù i pensieri nelle note, poi magari mi faccio un semplice giro di accordi e comincio a riordinare quei pensieri in una canzone, parto spesso dai versi perché sono più discorsivi e nelle mie note è pieno di concetti che voglio riuscire a spiegarmi. Una cosa che non voglio che manchi mai è il bridge, mi piace troppo quando la canzone prende una svolta diversa, è il momento che aspetto di più quando ascolto qualcosa perché di solito è diverso dalle strofe e il ritornello.
 
Ci parli di come è nato il tuo nuovo singolo?
Tutto è partito da un giro molto semplice di accordi, le note del mio telefono e una registrazione. Ho mandato la demo allo studio dove ho inciso tutto il mio EP, il Blair Witch House Studio, e dato un po’ di direttive su quale stile avrei voluto l’arrangiamento, poi ci siamo ritrovati, dopo le prime bozze, per discutere di cambiamenti e registrarla e devo dire che ce ne siamo innamorati tutti già dai primi ascolti. Ha qualcosa di speciale e autentico per me questa canzone.

Cosa deve aspettarsi chi ascolterà il tuo nuovo singolo?
“What if” è una canzone brutalmente onesta su come mi sentivo, forse nemmeno in terapia riesco a dirle queste cose. Mi rendo conto possa avere un testo molto negativo, ma questa è la mia storia, questa è stata la realtà che c’era nella mia testa ogni singolo giorno e che a volte ritorna. “What if” racconta di tutti i miei dubbi e di come la depressione può essere debilitante nei rapporti, nell’autostima e nel pensiero che diventa perennemente negativo. Quello che voglio lasciare in chi la ascolta è il pensiero di dirvi che non siete soli, e che chiedere aiuto o esprimersi con l’arte non è una debolezza, ma una grande forza.

Hai già in programma date live?
Non ancora, sto aspettando di far uscire anche gli altri quattro brani dell’EP per cominciare, ma sicuramente comincerò a fare qualche concorso dove proverò a portare i miei brani.

 

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